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Etologia: Alterazioni Comportamentali Nel Cane, Come Prevenirle

Lo Sviluppo Del Comportamento Del Cane

Il comportamento di qualsiasi individuo, persone e cani inclusi, si sviluppa nel corso del tempo ed è il risultato di quanto ereditato geneticamente dai propri genitori (genotipo) e delle esperienze (fattori ambientali) che l’individuo stesso compie nel corso della vita.

Mentre il genotipo è determinato sin dal concepimento, quindi non modificabile, è possibile intervenire sui fattori ambientali per far sì che il comportamento di un individuo sia adeguato all’ambiente fisico e sociale in cui si trova o in cui viene inserito.

La medicina comportamentale è una materia specialistica della medicina veterinaria che prende in considerazione le caratteristiche comportamentali del cane e il rapporto tra animale e proprietario, al fine di formulare una diagnosi e impostare un trattamento di modificazione del comportamentale nel caso si sia evidenziato un disturbo del comportamento.

È fondamentale comprendere che il comportamento inadeguato o indesiderabile è diverso dal comportamento patologico, “non normale”. Sebbene infatti la gestione dell’animale possa giocare un ruolo, sia nell’espressione dei problemi comportamentali sia nella loro risoluzione, è scorretto attribuire solamente a una cattiva gestione la causa principale dei problemi comportamentali (Overall, 2013).

In un soggetto normale, che quindi non presenta comportamenti anomali, il problema, come detto, è generalmente di tipo gestionale e quindi può essere risolto attraverso l’impostazione di una corretta comunicazione ed educazione, sia del cane sia del proprietario.

Una buona relazione proprietario-animale permette non solo una gestione più facile, ma anche una prevenzione e un positivo intervento in caso di patologie comportamentali.

È infatti importante che il proprietario sia in grado di leggere e interpretare quelli che sono i segnali di comunicazione del cane, cercando così di stabilire nel binomio cane e proprietario una comunicazione efficace e priva di fraintendimenti (Dehasse, 1994).

Come Comunicare Correttamente Con Il Proprio Cane

Riuscire a comunicare correttamente con il proprio cane è un requisito estremamente importante per poter impostare un rapporto corretto ed equilibrato nonché per prevenire l’insorgenza di alcune problematiche nella relazione uomo-cane.

La comunicazione tra le persone si basa su tre livelli: la comunicazione verbale, cioè le parole, quella paraverbale, cioè il tono, il volume, il timbro della voce e infine quella non verbale, ovvero il linguaggio del corpo, le posture.

Nei cani, le forme di comunicazione non verbale e paraverbale hanno un ruolo fondamentale ai fini della possibilità di comprensione tra le diverse specie. Il linguaggio non verbale, cioè quello espresso dal nostro corpo, dalle nostre posture, rappresenta per il cane, acuto osservatore, la più importante forma di comunicazione.

Il cane non solo è in grado di studiare attentamente il nostro volto, ma anche di leggere e decodificare anche i minimi segni che inviamo, tutte le variazioni impercettibili che i nostri occhi, bocca e sopracciglia producono al variare del nostro umore e stato d’animo.

I cani infatti leggono molto attentamente gli atteggiamenti del loro proprietario, le posture del corpo, la velocità dei movimenti ed ascoltano attentamente i toni, i volumi e i timbri della voce (Cahill et al., 1995).

Il miglior complimento detto con tono minaccioso provocherà una reazione di paura come pure il peggior insulto, pronunciato in modo giocoso e con tono gentile provocherà nel cane reazione di felicità. Allo stesso modo la rigidità posturale e/o gestuale del proprietario, come il trattenere il guinzaglio o alzare la voce in determinate situazioni, vengono percepiti come segnali di pericolo.

In altre parole, non ci si deve stupire se al “vieni qua” con tono arrabbiato ne consegue che il cane faccia esattamente l’opposto. Il tono della voce e la postura gli stanno chiaramente indicando che potremmo non essere amichevoli.

Al contrario, la voce dolce e un premio che segua immediatamente il comportamento che vogliamo che il nostro cane manifesti, è il metodo più efficace per fargli imparare i comportamenti corretti. Messaggi contrastanti ed incoerenti non fanno altro che creare confusione ed ansia nel cane, predisponendolo all’insorgere di problematiche di tipo comportamentale.

Alcuni soggetti, indipendentemente dalla razza, sono infatti estremamente sensibili agli atteggiamenti (ed agli umori) dei loro padroni.

Non può esistere una relazione tra uomo e cane senza una chiara comunicazione che permetta al cane di comprendere chiaramente cosa gli stiamo comunicando e di agire di conseguenza ed al proprietario di decodificare in maniera univoca gli atteggiamenti fisici del cane associandoli ai suoi stati d’animo.

Come Capire Le Richieste Del Proprio Cane?

Il cane comunica con i propri simili, e con l’uomo, attraverso più canali sensoriali, quali l’olfatto, la vista e l’udito, oltre che tramite precise posture ed espressioni facciali. La comunicazione acustica è la stessa, con stesso significato, che il cane adotta con i conspecifici.

Tra cane e uomo la comunicazione acustica avviene tramite vocalizzazioni che variano dal cucciolo all’adulto. Il mugolio esprimerà frustrazione, l’abbaio e l’ululato un richiamo, il ringhio un avvertimento.

I diversi segnali vocali sono fortemente correlati al contesto in cui vengono emessi e spesso, veicolano messaggi assai diversi in relazione alla situazione in cui vengono emessi (Scott & Fuller, 1965).

L’olfatto, come si è detto, è il senso più sviluppato nel cane, da qui ne deriva l’assoluta normalità dell’annusare per esplorare, conoscere e socializzare. È quindi normale che il nostro cane ci “ispezioni” annusandoci ogni qualvolta ci rivede.

Attraverso la comunicazione tattile il cane oltre a essere in grado di riconoscere le superfici, di sapere se un oggetto è caldo o freddo può anche manifestare esplicitamente le sue richieste o le sue intenzioni.

I cosiddetti “segnali di calma” spesso vengono utilizzati anche nei confronti dell’uomo e rappresentano il tentativo del cane sia di chiarire il suo stato d’animo sia di ridurre lo stress. Girare la testa di lato, sbattere le palpebre e socchiudere gli occhi, leccarsi il naso o le labbra, sbadigliare, immobilizzarsi, e così via rivestono lo stesso significato sia nei confronti degli altri cani che dell’uomo (Livesey, 1986).

Altro comportamento estremamente importante nella comunicazione cane-uomo è quello di leccare. Per capire il significato del comportamento di leccare o di leccarsi è sufficiente risalire al termine inglese che lo descrive: grooming, che letteralmente significa prendersi cura, pulire, accudire, preparare.

Il cane, infatti, riceve le prime cure subito dopo la nascita, quando la madre lo lecca allo scopo di ripulire i cuccioli e stimolare loro la respirazione e l’eliminazione delle urine e delle feci.

Inoltre, con il leccamento il cane tenta di eliminare questi odori troppo intensi che potrebbero attrarre i predatori. Il leccamento verrà poi utilizzato dal cucciolo per stimolare nella madre il riflesso di rigurgito del cibo: leccare gli angoli delle labbra, infatti, induce nella cagna il rigurgito di cibo predigerito perfetto per lo svezzamento.

Leccare la faccia del proprietario, in modo del tutto sovrapponibile al comportamento del cucciolo quando invita la madre a rigurgitare il cibo, rappresenta un segnale di pacificazione. Il leccare deve quindi essere considerato come un atto di cura e di accudimento, affetto, pulizia, verso un individuo del proprio branco, umano o canino che sia (Sheperd, 2002).

Lo scodinzolare viene generalmente interpretato dall’uomo come un segnale di amicizia e di felicità, ma non è sempre così.

Il movimento della coda può avere due modalità differenti con altrettanto diversi significati: se il movimento interessa tutta la coda partendo dalla base di questa (ad esempio lo scodinzolio del cane che invita al gioco) si può notare che il cane associa a questo un movimento rilassato di tutto il corpo ed indica un approccio amichevole da parte del cane; nel caso in cui invece il movimento della coda sia ristretto alla sola parte apicale di questa e risulti più rigido (tipo lo scodinzolio della coda del gatto), allora siamo di fronte ad un atteggiamento più teso.

Il cane che si avvicina cautamente e che ha la punta della coda che si muove velocemente molto spesso associa questo atteggiamento ad una postura chiaramente minacciosa ma, poiché scodinzola, i proprietari interpretano erroneamente questo comportamento come amichevole. Non è così: un cane che scodinzola dimostra la sua intenzione di interazione e la sua agitazione, non sempre preludio di comportamenti amichevoli (Young, 1959).

Come Insegnare I Corretti Comportamenti Al Cane

I cani imparano molto facilmente se gli si insegna in maniera corretta. Il cane impara sempre e impara per prove ed errori.

Se un comportamento porterà un beneficio è facile che venga ripetuto, altrimenti metterà in atto altri comportamenti fino ad ottenere quello che desidera. L’abilità di apprendere di un cane dipende però anche da altri vari aspetti.

Ci sono dei comportamenti specifici delle razze dipendenti dallo scopo per il quale sono stati selezionati. Alcune razze cercano, altre inseguono, altre fanno la guardia, altre sono state selezionate per la compagnia, altre ancora per la caccia. Ogni razza ha la sua peculiarità e nell’educazione si dovrebbe tenere conto di questo, per non trovarsi ad usare con un cane un metodo che è totalmente estraneo al suo ruolo previsto (Lindell, 2002).

L’apprendimento può essere descritto come il processo attraverso il quale la tendenza di un animale a comportarsi in un certo modo può essere modificata dalle esperienze precedenti che l’animale ha vissuto.

La risposta comportamentale di un individuo è infatti influenzata dalle esperienze che ha incontrato nel corso della sua vita e dal successo o mancato successo dei comportamenti che, in base alle diverse situazioni, ha messo in atto. In altre parole se abbaiare al postino è stato efficace per farlo allontanare è molto probabile che il cane sceglierà di abbaiargli ancora la prossima volta che si avvicinerà alla porta o in situazioni simili.

L’addestramento invece riguarda tutte quelle tecniche che possono essere utilizzate dall’uomo per far sì che il cane impari e quindi risponda in modo prevedibile alle nostre richieste. Per esempio chiedergli di mettersi seduto, a terra, a dare la zampa. (Mills, 2002).

L’apprendimento può avvenire attraverso l’osservazione e l’intuito, oppure per associazione.

L’apprendimento attraverso l’osservazione o apprendimento sociale (apprendere che cosa fare in una determinata situazione, osservando il comportamento di un altro individuo nella medesima situazione) può influire notevolmente sul comportamento dei cani, specialmente in giovane età.

Il termine associativo viene utilizzato per descrivere quelle forme di apprendimento nelle quali viene richiesto al soggetto di creare un associazione tra due situazioni o eventi. Quest’ultimo è il processo fondamentale per impostare una comunicazione corretta e porta ad ottenere dal cane una risposta in seguito ad un nostro “stimolo”.

Per impostare un corretto rapporto cane proprietario è fondamentale che il proprietario impari a capire il proprio cane, renda l’ambiente dove vive idoneo e confortevole per entrambi e insegni al cane i comportamenti adeguati (Gross, 1999).

Il possesso consapevole del proprio animale è un elemento fondamentale per una buona relazione e la comunicazione rappresenta il primissimo passo per stabilire una corretta relazione uomo-cane.

Una volta che il proprietario avrà imparato a comprendere quali sono i segnali che il cane manda e il loro significato, come pure quale enorme impatto possa avere il comportamento dell’uomo sul cane, sarà sicuramente meno contrariato verso il proprio animale quando farà qualcosa che non va e più consapevole delle conseguenze che le sue azioni possono avere sul comportamento del cane.

Leggere ed interpretare correttamente il linguaggio posturale del proprio animale permette ai proprietari di intervenire in modo appropriato e prevenire i comportamenti indesiderabili (Guyet al., 2001).

Ad esempio, è comune ritenere che il cane sia “dominante” perché ringhia quando viene rimproverato.

In realtà molto spesso non è così ed il cane è semplicemente impaurito e sta molto probabilmente esibendo una postura di sottomissione per cercare di evitare “l’evento aggressivo”. Riconoscere la paura, l’ansia e i segnali di sottomissione è quindi essenziale per il proprietario (ma anche per il cane), per evitare pericolosi incidenti (Casey, 2002).

La coerenza rappresenta la prima regola

Se il cane fa qualcosa che gli frutta un premio, è probabile che la rifaccia. Se invece non riceve alcuna ricompensa, aumenta la possibilità che non ripeta quell’azione e faccia altro.

Ci sono sostanzialmente due conseguenze che possono seguire a un comportamento: il comportamento può essere rinforzato, e quindi aumentare in intensità e frequenza, oppure può essere punito, e quindi diminuire in intensità e frequenza. Sia il rinforzo sia la punizione possono essere di due tipi: positivi e negativi. Quando sono positivi aggiungo qualcosa, quando sono negativi tolgo qualcosa (Wolfe, 1987).

Il rinforzo positivo è il premio, la gratificazione. Ogni proprietario, senza pensarci consapevolmente, applica questo metodo tutti i giorni, soprattutto in ambiente domestico.

Di solito, quando si chiama il cane in casa è per dargli da mangiare, per mettergli il guinzaglio e portarlo fuori a fare la passeggiata, o per fargli vedere che gli è caduto un po’ di cibo dal tavolo e vogliamo che lui ripulisca. Se ci pensiamo bene, solo raramente, quando siamo in casa si chiama il cane solo per il gusto di chiamarlo; nella maggior parte dei casi c’è una ragione specifica e, nella maggior parte dei casi, questo comporta una ricompensa per il cane.

Quando ci si trova fuori, come per esempio al parco, la situazione è differente. Al parco il cane può correre, giocare o svolgere attività molto stimolanti come rincorrere qualche preda o seguire piste olfattive. È quindi abbastanza ovvio che non sia motivato a tornare al richiamo del proprietario, non è gratificante, vuol dire la cessazione di una serie di attività molto piacevoli per il cane.

In questi casi è utile applicare il metodo di richiamo utilizzato quando ci si trova nell’ambiente domestico, ovvero chiamandolo e dandogli un bocconcino (Mills, 2002).

Il rinforzo è sempre, sia positivo sia negativo, una conseguenza piacevole di un comportamento. Quando è positivo aggiungo qualcosa, come detto, ad esempio al cane viene dato un biscotto (conseguenza piacevole) dopo che è tornato quando chiamato e questo fa sì che il comportamento verrà successivamente esibito con maggiore intensità e frequenza. Quando è negativo tolgo qualcosa (che gli da fastidio), ad esempio quando togliamo il guinzaglio al nostro cane che si sta divincolando perché vuole entrare nell’area cani a giocare.

Anche in questo caso però questo farà sì che il nostro cane ripeterà il comportamento con maggiore intensità e frequenza. Il cane imparerà quindi che tornare al richiamo vuol dire ottenere un biscotto e divincolarsi vuol dire ottenere di essere liberati dal guinzaglio e giocare. Quindi questi comportamenti facilmente saranno ripetuti perché hanno avuto delle conseguenze piacevoli.

La punizione è sempre, sia positiva sia negativa, una conseguenza spiacevole di un comportamento. Come detto precedentemente, quando è positiva aggiungo qualcosa, ad esempio sgrido (conseguenza spiacevole) il cane per aver preso in bocca qualcosa da terra e questo fa sì che il comportamento verrà successivamente esibito con minore intensità e frequenza (Eibl-Eibesfeldt & Sutterlin, 1990).

Quando la punizione è negativa tolgo qualcosa, ad esempio smetto improvvisamente di giocare (conseguenza spiacevole) quando il gioco si fa troppo pesante o se l’animale si eccita in maniera eccessiva. Il cane imparerà che se prenderà qualcosa in bocca riceverà una sgridata e se diventerà troppo irruento nel gioco, il gioco finisce. Quindi questi comportamenti non saranno ripetuti perché hanno avuto delle conseguenze spiacevoli.

Ovviamente non solo non è contemplato altro tipo di punizione, come quella fisica, ma è fortemente sconsigliata. L’uso inappropriato della punizione determina un aumento dell’ansia e dell’aggressività e una diminuzione dell’abilità del cane di apprendere efficacemente, e può essere pericoloso sia per il proprietario sia per il cane, oltre che incrinare in modo irreversibile la relazione tra il proprietario e il cane.

Perché abbiano efficacia, sia il rinforzo sia la punizione devono seguire immediatamente il comportamento del cane. L’ideale è metterli in pratica mentre il cane sta compiendo l’azione. Già qualche secondo dopo è troppo tardi.

Uno degli errori più comunemente commessi dai proprietari è infatti quello di premiare il cane quando è troppo tardi e quindi non si crea l’associazione tra il comportamento del cane ed il premio, oppure di sgridare il cane per qualcosa che probabilmente ha commesso ore prima (Mills, 2002).

Il cane va premiato o sgridato mentre compie l’azione, o al limite qualche secondo dopo, ma non oltre. Per insegnare al cane i comportamenti adeguati il proprietario dovrebbe: premiare sempre il cane per i comportamenti desiderati, dire regolarmente al cane che cosa vuole che faccia (invece di dirgli che cosa non vuole che faccia), insegnare al cane i comportamenti desiderabili e premiarlo ogni volta li manifesta e prevenire, ignorare o interrompere i comportamenti indesiderabili.

Il cane impara piacevolmente se si evitano incomprensioni

È preferibile mostrare e premiare regolarmente che cosa è giusto che venga fatto piuttosto che correggere costantemente: il cane impara molto più rapidamente e piacevolmente e non si rischiano incomprensioni.

I comportamenti appropriati vanno premiati sempre, sia se siamo stati noi a chiederlo, per esempio dicendogli di mettersi seduto, sia se il cane assume il comportamento corretto spontaneamente. È importante che sappia sempre e comunque che quello è un comportamento corretto. Molto spesso, infatti, i comportamenti appropriati sono semplicemente ignorati dal proprietario.

È importante non lasciare che il cane supponga quali siano i comportamenti corretti solo perché non vengono puniti: è estremamente importante comunicarglielo. Per il concetto del rinforzo positivo è più facile che, se premiato, si comporti nuovamente in modo appropriato in situazioni simili (Reisner, 2002).

La scelta di cosa utilizzare come premio è estremamente importante e dipende da cane a cane. I premi per un cane sono le carezze, la voce dolce (bravo), gli sguardi, il gioco, il cibo, il lancio del bastone, fare la passeggiata, ecc.

Il cibo, tranne casi o razze particolari, è in genere il premio che funziona meglio. Ovviamente il cibo proposto deve essere veramente speciale (in altri termini non le crocchette che si troverà poi nella pappa più tardi).

Insegnare il “seduto” al proprio cane è un elemento molto utile nella sua educazione, equivale ad insegnare ai bambini a chiedere “per favore” quando desiderano ottenere qualche cosa. Non si tratta di “dominare” il cane, ma semplicemente di ottenere una comunicazione corretta ed efficace tra cane e proprietario, senza incomprensioni.

È un modo appropriato per il cane per chiedere qualsiasi cosa voglia. Se il cane si mette seduto, invece di abbaiare, agitarsi, saltare o colpire con la zampa, otterrà sempre qualcosa di positivo (Mills, 2002).

Ovviamente il proprietario da parte sua dovrà sempre e regolarmente premiare questo tipo di comportamento, sia che sia stato lui a chiedere al cane di mettersi seduto, sia che il cane l’abbia fatto spontaneamente. Infatti, se si mette seduto spontaneamente per chiedere qualche cosa vuol dire semplicemente che ha imparato quello che vogliamo da lui, ovvero a chiedere “per favore” e quindi va premiato per questo.

Anche una carezza o un bravo può essere sufficiente. L’importante è comunicargli che quel comportamento è positivo.

Il cane impara non solo un efficace e valido metodo di comunicazione con il proprietario, ma impara che le conseguenze al seduto sono sempre positive ed ogni bisogno è  soddisfatto mettendosi prima seduto.

I Comportamenti Inappropriati

Per evitare che il cane manifesti dei comportamenti inappropriati, la regola più importante da attuare è sempre quella della prevenzione, evitando di caso in caso, quando possibile, che il cane compia l’azione indesiderata. Offrire delle alternative al cane è in genere sempre la scelta consigliata. Ma quando proprio non si riesce, due sono i metodi, o meglio le tecniche, che si possono utilizzare: ignorare o interrompere i comportamenti indesiderati.

Ignorare i comportamenti indesiderati significa non guardare, non toccare il cane e non parlargli (e quindi non dirgli di smettere) mentre, per esempio, abbaia perché vuole ottenere qualcosa. Semplicemente bisogna ignorarlo e, se non è sufficiente, allontanarsi e fare altro.

Anche lo sguardo può avere enorme importanza e per il cane essere guardato significa comunque ricevere delle attenzioni per cui bisogna prestare attenzione a questo aspetto. Anche rimproverare un cane, urlare ad un cane che sta abbaiando, significa dargli delle attenzioni e, in un certo modo, rinforzare questo suo comportamento.

Va ovviamente considerato che se per mesi o per addirittura anni il cane abbaiando è riuscito ad ottenere cibo dal tavolo mentre i proprietari mangiano, tutto d’un tratto non smetterà se ignorato, anzi, probabilmente insisterà di più. L’importante è sapere che questo comportamento è normale e che una volta verificato che anche insistendo non si ottiene nulla, smetterà (Neilson, 2002).

Ignorare è la tecnica migliore e più efficace e le possibilità di sbagliare sono poche, ma purtroppo ci sono circostanze in cui non sempre è possibile metterla in pratica. Ignorare il nostro cane che abbaia, ad esempio alle undici di notte, vivendo in un condominio, può creare qualche problema col vicinato.

Quindi, se non è possibile ignorare i comportamenti indesiderati, è opportuno interromperli. Utilizzare la parola “NO” in questi casi è il metodo migliore, senza però esagerare. “No” è un’informazione parziale (dice solo che cosa noi non volgiamo, ma non che cosa vogliamo) e se troppo spesso associata a troppi comportamenti (non saltarmi addosso, non salire sul divano, non abbaiare, non tirare il guinzaglio, non entrare in casa, ecc.).

È più opportuno, facile e produttivo, insegnare o indicare il comportamento desiderato e premiare il cane per aver obbedito. Lo stesso vale per i comportamenti che decidiamo di ignorare.

Ignorare ed interrompere sono solo metà dell’informazione e significano che questa cosa non si fa o per lo meno non porta a nulla. A questo punto dobbiamo aggiungere l’altra metà, ovvero dire al cane che comportamento avrebbe dovuto compiere e premiarlo per averlo fatto, per esempio chiedendogli di mettersi seduto.

Come detto in precedenza, è molto meglio dire regolarmente al cane cosa si vuole che faccia (e premiarlo per averlo fatto) invece di lasciare che vada per tentativi o dirgli che cosa NON si vuole che faccia (Lindell, 2002).

Conclusioni

Quando vivere con un cane smette di essere un piacere, o quando le aspettative delle persone non vengono soddisfatte, il cane rischia di essere ceduto o abbandonato in un canile.

Finché molti proprietari non impareranno a comprendere quello che è il normale comportamento canino, le loro aspettative non potranno mai essere soddisfatte.

Il medico veterinario si trova nella posizione più idonea per educare il cliente relativamente al comportamento normale del suo cane e ai principi della comunicazione e dell’apprendimento.


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L’articolo è tratto da una lezione realizzata dalla Dott.ssa Clara Palestrini per il Corso ECM FAD Missione Veterinario 2017. CONTATTACI SUBITO per avere la versione integrale della lezione.

 

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