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Patologia Vascolare Oculare: Occlusione Venosa Retinica (Rvo)

La Seconda Più Frequente Patologia Vascolare Che Colpisce La Retina

L’Occlusione Venosa Retinica (RVO) è la seconda più frequente patologia vascolare che colpisce la retina. Raccoglie un gruppo di malattie vascolari retiniche in grado di compromettere la funzione visiva.

Il blocco della circolazione causa l’insorgenza di emorragie e diffusione di liquido e materiale plasmatico nello spessore della retina che possono portare alla formazione di edema maculare e/o di aree ischemiche.

Si va da forme lievi che coinvolgono i rami più piccoli della vena centrale, si parla in questo caso di BRVO (Occlusione Venosa di Branca Retinica), a forme più gravi che interessano la vena centrale (CRVO Occlusione Venosa Retinica Centrale) che possono portare ad una compromissione definitiva della funzionalità visiva.

Epidemiologia: L’incidenza di RVO e CRVO sulla Popolazione

Nel mondo circa 16 milioni di persone sono affette da RVO a un occhio o a entrambi.

La prevalenza europea si attesta intorno ad un valore del 2 per mille e non presenta differenze tra uomini e donne ma aumenta in modo statisticamente significativo con l’aumentare dell’età.

La prognosi per i pazienti non trattati è generalmente infausta. La funzionalità visiva è compromessa e diminuisce progressivamente nei pazienti con CRVO. Più del 30% degli occhi con CRVO non ischemica diventa ischemica entro i 3 anni, sviluppando un glaucoma neovascolare nel 25% degli occhi entro 15 mesi.

Analogamente anche la BRVO non è una malattia trascurabile; solo nel 25% dei pazienti si risolve spontaneamente e un miglioramento clinico significativo è raro nei pazienti non trattati. La letteratura dimostra che, durante i primi 12 mesi di malattia, il 5/15% degli occhi con BRVO andrà incontro a sviluppo di edema maculare.

Nonostante l’incidenza di RVO sia maggiore tra i pazienti anziani, una percentuale di pazienti che va dal 20 al 41%, si trova ancora in età lavorativa al momento della diagnosi.

Essendo una patologia correlata all’età assisteremo sicuramente ad un incremento dell’impatto socio-economico di tale malattia a causa dell’incremento demografico della fascia di età più avanzata.

I Fattori Di Rischio Che Predispongono Alla RVO

I fattori di rischio che predispongono alla RVO sono molteplici e in genere sono gli stessi che si riscontrano in alterazioni vascolari che coinvolgono altri distretti corporei come nel caso di ictus o coronaropatie.

Sia per l’occlusione della vena centrale che per quella di branca, i principali fattori predisponenti sono sicuramente i fattori di rischio cardiovascolare come arteriosclerosi, ipertensione arteriosa, diabete mellito, iperlipidemia, obesità, fumo, occlusione della carotide.

Si evidenziano inoltre fattori di rischio locali quali: glaucoma, trauma, vasculite retinica, malformazioni atero-venose.

Occlusione Venosa Retinica: La Diagnosi

La diagnosi di RVO avviene principalmente attraverso una valutazione oftalmoscopica e non presenta grosse difficoltà; gli esami diagnostici più frequentemente utilizzati sono: l’oftalmoscopia, l’esame del fondo oculare, la fluorangiografia e l’OCT.

Trattamento Della RVO: Benefici A Lungo Termine Della Funzionalità Visiva Con Terapie Precoci

Molte sono le opzioni terapeutiche per il trattamento della RVO: terapia sistemica, terapia intravitreale con anti-VEGF, steroidi, laser fotocoagulazione. L’introduzione degli inibitori del Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) ha aperto una nuova era di trattamenti più efficaci.

Le iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEGF (es.ranibizumab), hanno dimostrato efficacia nel ridurre l’edema maculare e migliorare l’acuità visiva in pazienti affetti da edema maculare secondario ad occlusione venosa.

La terapia con anti-VEGF può essere somministrata anche a lungo termine mantenendo la funzione visiva per diversi anni. Gli esperti raccomandano un precoce inizio di trattamento per ottenere benefici a lungo termine della funzionalità visiva mentre un trattamento ritardato con anti-VEGF potrebbe portare ad un miglioramento inferiore della visione e della qualità della vita e a un lento miglioramento della disfunzione anatomica.

Il trattamento iniziale consiste in un’iniezione al mese fino al raggiungimento della massima acuità visiva o fino alla scomparsa di segni di malattia attiva. Durante il trattamento ad intervalli regolari è necessario monitorare l’attività della malattia basata sull’acuità visiva o su parametri anatomici.

Questi dati danno la possibilità all’oculista di personalizzare il più possibile la terapia che è il modo migliore per ottenere i massimi risultati di efficacia e sicurezza.

I numerosi studi che dimostrano l’efficacia di ranibizumab nel trattamento della RVO, così come le valutazioni degli esperti, suggeriscono che i pazienti trattati con ranibizumab potranno contare su una riduzione nella frequenza dei trattamenti nel tempo, mantenendo un miglioramento visivo senza effetti indesiderati.

Ph. Credits: Simone Fabris


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