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Virus trasmessi dalle zanzare: una sfida crescente per la salute pubblica

Dai tropici all’Italia: l’espansione delle zanzare vettori

Le zanzare non sono soltanto un fastidioso compagno delle serate estive:

sono tra i principali vettori biologici al mondo, responsabili della trasmissione di numerosi virus che mettono a rischio la salute dell’uomo e degli animali.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le malattie trasmesse da questi insetti provochino centinaia di migliaia di decessi ogni anno, soprattutto nei Paesi tropicali, ma con un impatto crescente anche in Europa.

Il problema è divenuto più rilevante negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici, che hanno favorito la proliferazione e l’adattamento di specie come Aedes albopictus (zanzara tigre) e Culex pipiens.

Temperature più elevate, inverni miti e fenomeni meteorologici estremi contribuiscono a creare habitat ideali per la riproduzione e a prolungare la stagione di attività di questi vettori.

Questo comporta non solo un aumento della densità delle popolazioni di zanzare, ma anche una maggiore probabilità di diffusione di patogeni in aree precedentemente indenni.

I principali virus trasmessi dalle zanzare

  • West Nile virus (WNV): oggi diffuso anche in molte regioni italiane, rappresenta una delle minacce più concrete. Nella maggior parte dei casi causa febbre e sintomi simil-influenzali, ma può evolvere in forme neuroinvasive con meningiti ed encefaliti, soprattutto negli anziani e nei soggetti immunocompromessi.
  • Virus Zika: divenuto noto a livello globale per l’epidemia in Sud America, è particolarmente pericoloso in gravidanza, poiché associato a gravi malformazioni congenite come la microcefalia. La sua diffusione in Europa è sorvegliata con grande attenzione.
  • Dengue: patologia febbrile acuta che, nei casi più gravi, può degenerare in dengue emorragica o shock dengue, condizioni potenzialmente letali. Sebbene sia endemica nelle zone tropicali, in Italia negli ultimi anni si sono verificati diversi focolai autoctoni, confermando che la malattia non è più un problema esclusivamente esotico.
  • Chikungunya: caratterizzata da febbre alta e dolori articolari intensi, può causare sintomi persistenti per settimane o mesi. In Italia sono già state segnalate epidemie locali (ad esempio nel Lazio ed Emilia-Romagna), dimostrando la capacità delle zanzare tigre di mantenere la trasmissione sul nostro territorio.
  • Usutu virus: strettamente correlato al West Nile, circola prevalentemente tra uccelli e zanzare, ma può colpire anche l’uomo. In Italia sono stati registrati casi sia in fauna aviaria che nella popolazione umana, spesso con quadri clinici simili al WNV.

 

🌍 Principali virus trasmessi dalle zanzare

Virus Diffusione Sintomi principali Rischio in Italia
🦟 West Nile (WNV) Europa, Italia Febbre, sintomi simil-influenzali; encefalite/meningite nei casi gravi Alto
🦟 Zika Americhe, tropici Febbre, rash, congiuntivite; rischio malformazioni fetali Basso
🦟 Dengue Tropici/subtropici Febbre alta, dolori muscolari; forme emorragiche nelle forme severe Medio
🦟 Chikungunya Africa, Asia, Americhe Febbre acuta, forti dolori articolari persistenti Medio
🦟 Usutu Europa, Italia Febbre, sintomi simil-influenzali; rare complicanze neurologiche Medio

 

Queste malattie non rappresentano più un pericolo lontano o confinato ai tropici, ma una realtà con cui il sistema sanitario italiano deve confrontarsi ogni anno.

La loro diffusione sottolinea l’urgenza di adottare strategie integrate di prevenzione, sorveglianza e sensibilizzazione della popolazione.

West Nile virus: una minaccia concreta in Italia

Il West Nile virus (WNV), appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, è ormai considerato endemico in diverse aree del nostro Paese. La sua trasmissione avviene principalmente attraverso la puntura delle zanzare del genere Culex, che fungono da vettori dopo essersi nutrite di uccelli infetti, i veri serbatoi naturali del virus.

Nella maggior parte dei casi, l’infezione decorre in maniera asintomatica o con sintomi lievi (febbre, mal di testa, dolori muscolari), spesso confondibili con una comune sindrome influenzale.

Tuttavia, in circa l’1% delle persone colpite, il virus può evolvere in forme neuroinvasive particolarmente gravi, come meningite, encefalite o paralisi flaccida acuta.

Queste complicanze colpiscono soprattutto gli anziani, i soggetti fragili e gli immunodepressi, con un impatto importante sulla mortalità e sulla disabilità residua. I dati di sorveglianza più recenti hanno evidenziato come il WNV non sia più un evento sporadico o localizzato.

Nel 2025 si è registrato un incremento significativo dei casi, con focolai particolarmente rilevanti nel Lazio e nelle regioni del Nord Italia, oltre a diversi decessi confermati.

Questo andamento conferma un trend già osservato negli anni precedenti: la circolazione del virus segue l’andamento climatico e ambientale, con estati più calde e primavere umide che favoriscono la proliferazione delle zanzare e la persistenza della trasmissione.

Il WNV rappresenta dunque una minaccia concreta e ricorrente per la sanità pubblica italiana, che richiede un approccio sistematico basato su prevenzione, sorveglianza integrata e sensibilizzazione della popolazione.

Solo attraverso una strategia coordinata sarà possibile ridurre l’impatto di questa infezione e tutelare i soggetti più vulnerabili.

Monitoraggio e sorveglianza: il modello One Health

Il controllo delle malattie trasmesse dalle zanzare non può limitarsi alla sola gestione dei casi clinici già conclamati. La vera sfida è intercettare il problema a monte, attraverso sistemi di sorveglianza che permettano di individuare precocemente la presenza dei virus e di monitorarne la diffusione.

In Italia, il modello di riferimento è quello basato sull’approccio One Health, che riconosce la stretta interconnessione tra salute umana, animale e ambientale.

I virus come West Nile, Usutu o Dengue circolano infatti non solo tra le persone, ma anche negli animali selvatici (in particolare gli uccelli, che fungono da serbatoio naturale) e negli insetti vettori.

Per questo è fondamentale un controllo integrato, che unisca più livelli di osservazione:

  • Sorveglianza entomologica: consiste nella cattura e nell’analisi delle zanzare presenti sul territorio per verificare la circolazione del virus. Questo permette di anticipare i rischi prima che emergano casi clinici nell’uomo.
  • Sorveglianza veterinaria: riguarda soprattutto cavalli e uccelli selvatici, che possono fungere da sentinella epidemiologica. La comparsa di positività in queste specie è un segnale di allerta precoce.
  • Sorveglianza umana: il monitoraggio dei casi sospetti e confermati negli ospedali e nei laboratori di riferimento consente di valutare l’andamento dell’infezione nella popolazione.

Il coordinamento di questi tre livelli consente di avere un quadro completo della situazione epidemiologica e di attivare tempestivamente misure di prevenzione:

dalla disinfestazione mirata, alla sospensione temporanea delle donazioni di sangue nelle aree colpite, fino alle campagne di sensibilizzazione della popolazione.

Il modello One Health si conferma quindi un pilastro per affrontare efficacemente le sfide poste dai virus trasmessi dalle zanzare, perché integra le competenze di medici, veterinari, biologi e istituzioni sanitarie in un’unica strategia.

Solo con un approccio globale e coordinato è possibile contenere il rischio di epidemie e proteggere allo stesso tempo la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente.

Perché è importante parlarne

La diffusione dei virus trasmessi dalle zanzare non rappresenta soltanto un problema sanitario individuale, ma un vero tema di salute pubblica che coinvolge la comunità nel suo insieme.

Le infezioni possono avere un impatto significativo sia in termini clinici che socio-economici.

Dai costi per le ospedalizzazioni, alla necessità di campagne di disinfestazione, fino alle ripercussioni sul turismo e sulle attività all’aperto durante la stagione estiva.

Per questo motivo è fondamentale mantenere alta l’attenzione e promuovere una cultura della prevenzione condivisa, che includa tre aspetti chiave:

  • Protezione individuale: l’uso di repellenti cutanei, abiti chiari e coprenti, zanzariere e l’eliminazione dei ristagni d’acqua rappresentano azioni semplici ma efficaci per ridurre il rischio di punture. È importante che queste misure diventino parte delle abitudini quotidiane, soprattutto nei mesi più caldi.
  • Collaborazione istituzionale: il controllo dei vettori non può essere affidato solo ai singoli cittadini. Serve un coordinamento tra enti locali, aziende sanitarie e autorità ambientali per pianificare e attuare programmi di monitoraggio, disinfestazione mirata e comunicazione tempestiva alla popolazione.
  • Ricerca e prevenzione: il legame tra ambiente, cambiamenti climatici e diffusione delle malattie infettive è ormai evidente. Temperature più miti e inverni meno rigidi favoriscono la sopravvivenza delle zanzare e l’espansione delle aree endemiche. Investire in ricerca, in sistemi di sorveglianza epidemiologica e in strategie di prevenzione significa proteggere non solo la salute umana, ma anche quella animale, in un’ottica di approccio One Health.
Parlarne oggi è dunque essenziale per aumentare la consapevolezza, promuovere comportamenti responsabili e preparare il sistema sanitario e la comunità ad affrontare nuove possibili emergenze legate alle malattie trasmesse dalle zanzare.

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